La Pinacoteca
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La sala della Pinacoteca della Fondazione Grimaldi
Gli artisti della Pinacoteca
Dopo aver vissuto in Marocco e Olanda lungo gli anni ’50, nel 1966 si stabilisce a Parigi dove frequenta artisti come Gilles Aillard, Leonardo Cremonini, Titina Maselli, Laurence e Fabio Rieti. Nel 1977 conosce Piero Guccione e ben presto si trasferisce con lui in Sicilia, a Modica, dove vive attualmente. Ha esordito con una personale alla Galleria Il Gabbiano di Roma, esponendo poi tra l’altro alla FIAC Grand Palais di Parigi (1988) e con un’antologica curata da Marco Goldin alla Galleria d’Arte Moderna di Conegliano Veneto (1997). Dal 1981 fa parte del Gruppo di Scicli e sue opere sono presenti nella Collezione Permanente d’Arte Contemporanea del Senato della Repubblica.
Fratello di Enzo e Valente, si affermò come fine ritrattista e paesaggista. Entrò a far parte di un gruppo europeo di Metasofia e si avverte, in certi dettagli della sua opera, un segno della sua vocazione esoterica.
Beppe Assenza, Ritratto di donna (1935), olio su tela, cm 49×31
Pozzallo 1915 – Roma 1981 Scultore di fama internazionale. Formatosi nella bottega del padre, decoratore, e nello studio dello zio pittore, il sacerdote Orazio Spadaro, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Roma e seguì corsi all’Accademia di Francia. A diciannove anni fu premiato nel concorso di scultura Omaggio agli eroi, ospitato al Quirinale (borsa al merito e – meraviglia d’altri tempi – un atelier di scultura completamente attrezzato come dono della Regina), e partecipò per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia, dove la statua La Signorina Marta venne scelta per la collezione di Vittorio Emanuele III. I successi si moltiplicarono con una serie di primi premi ad importanti concorsi nazionali, cui seguirono importanti commesse per opere a carattere monumentale, ottenute sempre come vincitore di concorso: l’opera in pietra Meditazione per il Ministero delle Corporazioni, il San Bartolomeo marmoreo del Duomo di Messina, l’imponente statua de La Giustizia per la piazza dei Tribunali di Bari, e altre opere ancora ad Ancona, Terni, Frascati, Palermo etc.
Fra le grandi realizzazioni all’estero ricordiamo la Santa Lucia in legno del Duomo di Buenos Aires, l’Immacolata in bronzo della Cattedrale di Manila nelle Filippine, la statua equestre dell’Eroe eponimo del Libano a Beirut. Ma è soprattutto l’immenso intervento absidale della Cattedrale di St. Joseph ad Hartford (U.S.A.), l’Apocalisse, che con i suoi 320 mq. di superficie è il più grande rilievo di tutti i tempi, a consacrare all’immortalità il nome di Enzo Assenza (per la stessa cattedrale lo scultore modicano realizzò anche le tre stupende porte in bronzo). L’Apocalisse è un documento elevatissimo per nobiltà di concezione, per assoluto equilibrio spazio-volumetrico, per sorprendente musicalità di cromia.
Assenza è presente nelle Galleria Nazionali d’Arte Moderna di Roma, Firenze, Stoccolma, del Vaticano, nel Museo Cristologico di Assisi, nelle newyorchesi Holmquis e Weissberger.
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1) Lottatore (1933). carboncino, cm 63×49,5
2) Donna distesa (1970) graffito, cm 50×70
Pozzallo 1914 – Roma 1998 Seguace di un realismo di minuziosa certificazione che non scade mai nella sterilità di un registro di pura mimesi, si distinse particolarmente nel filone sacro. A Modica, nella chiesa di S. Pietro, si può ammirare il Battesimo di Gesù.
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1) Chitarrista (s.d.), olio su tela, cm 100×70
2) Nudo di donna (1933), carboncino, cm 99×62
3) Pescatore (1945), olio su tela, cm 49,5×35
Modica 1938 – Studia presso la Scuola d’Arte di Siracusa e di Comiso e poi all’Istituto d’Arte di Palermo.
Trasferitosi a Milano, si iscrive ai corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha per maestro Francesco Messina. Scultore e pittore, ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1976 e più recentemente ha presentato la sua opera in diverse personali.
Comiso 1921 – 2002 Amico di Bufalino, Guccione, Fiume, Candiano e La Cognata, è stato per molti anni direttore dell’Istituto d’Arte di Comiso, una delle scuole più accreditate d’Italia. Formatosi come incisore, nella sua lunga attività artistica ha esposto, tra l’altro, alla Quadriennale di Roma, alle mostre d’incisione di Zurigo e Lima, alla Mostra degli artisti siciliani organizzata dalla Biennale di Venezia, al Salon d’Hiver di Parigi, al Museo della Ceramica di Faenza.
Dotato di raffinatissima tecnica, autenticità e nobiltà d’emozione, non indulge mai ad equazioni razionali, ad acrobazie inventive che gli potrebbero essere consentite dalla sua non comune abilità.
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1) Donna con treccia (1998), olio su tela, cm 47×42,5VISUALIZZA LE IMMAGINI:
1) Il lavoro (1954), china, cm 25×20
Comiso 1965
Si è affermato senza alcuna mediazione di comodo, e ben al di là di un neorealismo di ritorno, che lo imprigionerebbe in uno schema programmato, è in fondo se stesso, il linea con le individuali pulsioni genetiche e con il proprio ideale estetico. Lo provano le immagini suggerite da La casa del nespolo. Da Verga a Visconti, tutte realizzate a pastello e fusaggine su carta.
New York 1915 – Modica 2001
Le sue interpretazioni trasfiguranti, come l’Autoritratto di questa Pinacoteca, scavalcano la fragilità dell’occasione esterna; e, per l’affollato sfrangiarsi della cromia e l’innesto, in superficie, di coraggiosi tocchi timbrici, vien fatto di ricordare il Pointillisme di Seurat e Signac, per restare nel campo dell’arte italiana, il Divisionismo lombardo, con i Segantini, i Previati, i Pelizza da Volpedo.
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1) Autoritratto (1940), olio su tela, cm 55×35,5
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1) Abbandono (2003), china, cm 49×33
Boussu, Belgio 1957
Vorremmo definirla una realista visionaria. Ma le etichette sono sempre opinabili. Le cose migrano dalla loro consistenza originaria, percorrono i misteriosi sentieri della coscienza, approdano all’oltrefrontiera. Ecco un contrappunto onirico, un surreale che solleva gli spazi campestri, le povere case degli uomini, le montagne lattiginose dalla usurata empirìa del vissuto per trasferire tutto nell’area mirabile dell’immaginario.
Vittoria (RG) 1930 – 2007 Comiso.
Ha studiato fino alla seconda elementare, ha condotto una vita piena di stenti e divisa tra il suo lavoro di bracciante agricolo, lo studio affannoso e appassionato e la pittura, «la sua scienza vera e profonda» (L. Sciascia sul Corriere della Sera, 1 luglio 1969), eclettica e molto personale. Fu infine riconosciuto e stimato, tra gli altri, da Tono Zancanaro, Guttuso e Aligi Sassu, che lo aiutarono nel suo complesso percorso esistenziale.
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1) Chiese di Sicilia (1970), olio su tela, cm 18,5×19,5
Scicli 1935 – Formatosi a Catania e a Roma, della sua lunga e prestigiosa carriera ricordiamo solo pochi punti. Dal 1962 al 1964, ha fatto parte del gruppo “Il pro e il contro“, con i pittori Attardi, Calabria, Ferroni, Farulli, Guerreschi, Gianquinto, Vespignani e i critici d’arte Del Guercio, Micacchi e Morosini. All’Accademia di Belle Arti di Roma è stato assistente di Guttuso, cui poi è succeduto, passando dopo qualche anno all’Accademia di Catania.
Per tracciare un profilo pur incompleto delle sue attività, diciamo che nel 1985 fu invitato ad esporre dal Metropolitan Museum of Art di New York / The Mezzanine Gallery, che ha partecipato alla X e alla XII edizione della Quadriennale di Roma (1972 e 1992) e che è stato invitato a diverse edizioni della Biennale di Venezia: 1966, 1972, 1978, 1982 e 1988, quando gli fu dedicata una sala personale nel Padiglione Italiano.
Ha offerto un omaggio a Giovan Pietro Grimaldi realizzando un pastello in occasione del 90° anniversario della sua morte.
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1) Giovanni La Cognata, Ragazzo seduto (2003), olio su tela, cm 39×30
Comiso 1954 – Ha esposto, tra l’altro, alla Galleria Forni di Bologna, alla Casa dei Carraresi di Treviso, a Londra, a Monaco di Baviera. Nel gennaio 1994 Marco Goldin organizza a Palazzo Sarcinelli la sua prima mostra antologica, dove vengono esposte opere dal 1981 al 1993.«La Cognata è diventato, dal momento in cui il suo talento è stato conosciuto e molto amato, il pittore che forse più di ogni altro ha dato della Sicilia questa immagine di pienezza turbata, grondante luce, ispessita nelle sue cartilagini mai frante e piuttosto solide e clamanti»
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1) Piero Guccione, Ritratto di Giovan Pietro Grimaldi (2009), pastello, cm 20×15,5
Modica 1910 – Roma 1979
Esperto di fotografica, come pittore privilegia il ritratto, e in questo campo indubbiamente ottiene cospicui successi, tanto in Argentina, dove vive a lungo, quanto in Italia, dopo il suo rientro.
Giuseppe Malandrino, Ritratto di ragazza (1960), olio su tela, cm 50×40
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1) Ritratto di ragazza (1960), olio su tela, cm 50×40
Modica XX sec. – Sacerdote, figura tratteggiata da Raffaele Poidomani Moncada in un suo famoso scritto, è presente con un delicato acquerello,
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1) Case (s.d.), acquerello, cm 15×22.jpg
Modica 1862 – 1920 – Personalità di primo piano, dovrebbe essere oggetto di una doverosa ricognizione. Amico di uomini illustri, tra cui il pittore napoletano Domenico Morelli, del quale fu anche allievo, e il grande musicista Pietro Floridia, le sue realizzazioni sono importanti, di sapiente calibratura, nata sempre “dentro” e giammai sopraffatta dal calcolo.
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1) Carlo Papa (XIX sec.), olio su tela, cm 63×50
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1) Scorcio di Santa Marinella (1976), olio su tela, cm 30×40
Modica 1920
Non ha guardato ad archetipi di sorta, è incline ad un paesaggismo lirico, che talvolta ricorda Rosai. È inserito con una Marina di impalpabile sofficità, calda di intense vibrazioni di luce.
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1) Marina (1993), olio su tela,cm 50×70
Modica 1951
È autore di arditissime immagini che non trovano riscontro nel panorama del disegno contemporaneo; come Le torri di Bologna, qui presente, dove i favolosi accumuli del segno, in prevalenza architettonici, nulla tolgono al vitalismo di clandestine pulsioni.
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1) Le torri di Bologna (1977), china, cm 36×25
Modica, 1880 – 1959 Sacerdote ed artista di salda formazione, è personaggio caro ai modicani. Un approdo d’arte senza fanfara, ma egregio per finitezza tecnica e respirante poesia. Accanto ai molti dipinti su temi sacri hanno una loro pura valenza anche i temi paesaggistici; si osservi Pascolo nell’albereta, che ci restituisce, fra tanta dil
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Pascolo nell’albereta (1943), pastello, cm 39×55
Catania 1955